I residui degli arbusti, falciati o trinciati che siano, se lasciati sul posto formano uno strato che ostacola lo scambio di aria e umidità tra suolo e atmosfera, rallentandone la decomposizione da parte dei microorganismi tellurici. Più lo strato è spesso e compatto, più gli scambi e la decomposizione sono inibiti. Siccome i semi di molte specie alpine germinano solo in presenza di luce, l’esistenza di uno strato importante di residui impedisce la germinazione e la crescita delle plantule, ostacolando il rapido rinverdimento della superficie recuperata. Al contrario, meno materiale viene lasciato in superficie, più velocemente possono installarsi le specie foraggere.
Rispetto alla trinciatura, lo sfalcio lascia residui di taglia maggiore, che formano strati più soffici e, generalmente, più facili da rastrellare. Dopo lo sfalcio, in presenza di pochi residui, non è necessario allontanarli. In caso contrario, si raccomanda di raccoglierli (rastrello, forca o soffiatore) e accatastarli/compostarli in un luogo adatto.
Lasciare strati compatti e di spessore superiore ai 10 cm su ampie superfici è assolutamente da evitare. Tali situazioni non dovrebbero comunque presentarsi, se la scelta delle zone da ripristinare è stata eseguita correttamente (Valutazione del potenziale foraggero). Infatti, come già descritto in precedenza (Valutazione delle condizioni pedoclimatiche del pascolo da ripristinare), i suoli dei pascoli fortemente colonizzati dagli arbusti di piccola taglia hanno pH nettamente inferiore a 5,0, non adatto alle buone foraggere, che non si sviluppano, o si sviluppano stentatamente, anche se seminate.