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Pascolo

Pascolo continuo, più o meno estensivo

Di solito, lasciando pascolare gli animali più o meno liberamente (assenza di recinzioni, recinti molto ampi oppure conduzione tramite un pastore), non si riesce a contrastare in modo significativo gli arbusti di piccola taglia. Fa eccezione la lotta contro mirtilli e calluna, che vengono brucati e calpestati in modo promettente, a patto, però, di abbinare un carico di bestiame sufficientemente elevato a una buona gestione del pascolo (Gestione delle aree montane marginali).

Punti attrattivi mobili

La pressione sugli arbusti dei pascoli alpestri si può aumentare dislocando distributori mobili di sali minerali e vitamine, che il bestiame può leccare liberamente. Si tratta di veri e propri punti di attrazione, in grado di influenzare la distribuzione spaziale degli animali e, di conseguenza, anche la pressione esercitata sulle piante presenti. La vegetazione, legnosa e non, adiacente al loro posizionamento subisce molteplici cambiamenti, tra i quali l’aumento della biomassa pascolata, dell’intensità di calpestio e dell’apporto di elementi nutritivi attraverso le deiezioni. Si osserva, inoltre, il trasporto di semi di piante foraggere provenienti da zone limitrofe pascolate.

In una prova di questo tipo condotta nelle Alpi piemontesi, la biomassa pascolata è aumentata, la copertura media degli arbusti si è ridotta del 30% dopo 3 anni e l’apporto di elementi nutritivi, unito al trasporto di semi da zone limitrofe, ha fatto aumentare del 52% la copertura della vegetazione erbacea. Durante gli anni successivi al posizionamento dei punti attrattivi mobili, gli animali sono poi ritornati regolarmente, attirati dall’erba che ha ripreso a crescere laddove lo spazio era occupato dagli arbusti (Punti attrattivi mobili).

Mandratura

La mandratura è un’altra tecnica che consente di ridurre, tra gli altri, i cespugli di piccola taglia, favorendo l’installazione di una nuova cotica erbosa di buon valore foraggero. La tecnica prevede la realizzazione piccoli recinti mobili in cui confinare il bestiame durante una o più notti, anche non consecutive, sfruttando così un carico istantaneo molto elevato. Gli effetti della mandratura sono analoghi a quanto già visto nel caso dei punti attrattivi mobili:

  • notevole aumento della biomassa prelevata con il pascolamento,
  • calpestio importante,
  • apporto elevato di elementi nutritivi attraverso le deiezioni,
  • trasporto di semi di piante foraggere provenienti dalle zone limitrofe pascolate.

L’insieme di questi fattori influenza notevolmente la vegetazione presente, perché gli arbusti risultano sfavoriti, in quanto sensibili al pascolamento e al calpestio, mentre le specie erbacee di buon valore foraggero possono trarre vantaggio dalla concimazione organica e dalla disseminazione attuate dagli animali stessi.

La scelta degli animali andrebbe indirizzata verso categorie di bestiame poco esigenti dal punto di vista alimentare, quali razze bovine e ovine da carne. È comunque possibile eseguire la mandratura anche con capre in asciutta e bovine da latte, a patto di costruire recinzioni adatte al contenimento delle prime e di attendere il periodo di fine lattazione per le seconde. I giovani animali di poche settimane non sono adatti alla mandratura.

Il carico istantaneo di bestiame e la durata della mandratura non devono né compromettere l’alimentazione degli animali né danneggiare eccessivamente il suolo. Per la lotta contro gli arbusti di piccola taglia, si consiglia una densità di 1-2 m² per capo e notte, nel caso di ovini e caprini, e di 3-7 m² se si lavora con dei bovini. Una singola mandratura non deve durare più di 8-9 ore (p. es., dalle 21:00 alle 06:00) ed essere ripetuta sullo stesso luogo oltre le 3 notti. Per evitare problemi agli animali, la mandratura non dovrebbe comunque ridurre il loro normale periodo d’alimentazione (Mandratura).

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