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Analisi della situazione

Fattori da considerare

Il ritmo con cui l’ontano verde si propaga nei pascoli alpestri dipende principalmente dal tipo di bestiame presente in alpeggio (specie e razza) e dalla gestione del pascolo (intensità, conduzione e cure colturali). In questo ambito, le condizioni stazionali giocano un ruolo minore (Distribuzione).

Specie e razze di bestiame da reddito

La velocità di propagazione dell’ontano verde è influenzata dal modo con cui viene brucato dagli animali al pascolo. In questo senso, esistono grandi differenze tra specie, razze e persino tra i singoli esemplari. Mentre le capre e alcune razze di pecore, come quelle engadinesi, ne scortecciano i rami causandone la morte entro l’anno, i bovini e la maggior parte delle razze ovine si limitano a consumarne le foglie, senza riuscire a controllarlo in modo efficace.

Per contrastare l’ontano verde, conviene pascolare con bestiame da carne relativamente rustico piuttosto che con animali da latte più performanti. Questo perché le razze poco produttive hanno esigenze nutritive minori e, quindi, è più verosimile che si nutrano anche della vegetazione dell’alneto. Per lo stesso motivo, anche le vacche asciutte e il futuro bestiame da latte possono giocare un ruolo significativo in questo senso. Al contrario, le elevate esigenze nutrizionali di pecore, capre e vacche in lattazione fanno sì che questi animali preferiscano l’erba più nutriente dei pascoli alpestri all’ontano verde.

Intensità e gestione del pascolo

Quando la pressione sul pascolo è elevata, gli animali brucano e/o calpestano le plantule di ontano verde con continuità. Il danneggiamento a cui sono sottoposte foglie e corteccia ne frena la diffusione. Se, però, il carico istantaneo è basso, i pochi animali presenti sul pascolo non riescono, o quasi, a intaccare i giovani ontani, che si propagano velocemente in assenza di ulteriori ostacoli. I pascoli alpestri marginali (privi di accessi carrozzabili, distanti dagli edifici alpestri, molto ripidi, magri,) sono quelli più soggetti al rimboschimento.

Sui pascoli molto estesi, dove la pressione sul pascolo è bassa e gli animali restano a lungo, la maggior parte del bestiame rimane nelle zone pianeggianti, evitando quelle meno attrattive, che, di conseguenza, sono le prime ad essere invase dall’ontano verde.

Quando ha senso intervenire?

Quando si vogliono migliorare la resa e la qualità dei pascoli alpestri oppure convertire alcune aree in boschi di montagna seminaturali (come misura di protezione contro le valanghe o come uso alternativo, in caso di riduzione permanente del numero di animali estivati), visto che il ripristino di entrambi questi ambienti richiede l’eliminazione preventiva degli ontani verdi eventualmente presenti.

Dal punto di vista ecologico è necessario agire tempestivamente perché, al contrario di quanto capita per la maggior parte degli arbusti, per i quali una presenza limitata nel pascolo arricchisce la biodiversità, l'ontano verde tende, invece, a ridurla. Nei pascoli grassi, l’ontano verde non dovrebbe coprire oltre il 10% della superficie, mentre in quelli magri si può tollerare fino al 20% di copertura (Guida contro il rimboschimento e le piante problematiche nelle regioni di estivazione).

Intervenire quando gli ontani sono ancora piccoli e relativamente radi è sensato anche dal punto di vista pratico, perché facilita notevolmente il recupero del pascolo. A questo stadio, infatti, essi non ombreggiano, né arricchiscono eccessivamente il suolo, lasciando ancora spazio alle tipiche piante dei pascoli alpestri che, una volta estirpati gli arbusti, possono ricostituire il pascolo (Evoluzione della vegetazione a lungo termine). Viceversa, se si aspetta troppo, la grande quantità d’azoto accumulatasi nel suolo degli alneti maturi complica il ripristino (Caratteristiche), tanto che il tempo e il lavoro necessari possono risultare sproporzionati.
 

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