Il risanamento delle aree infestate dal romice alpino va sempre completato dalla semina di piante foraggere idonee e competitive, che accelerino la ricostituzione della cotica erbosa. A questo scopo, si consiglia di utilizzare le Mst 481 e 451 oppure una miscela a base di poa pratense e di trifoglio bianco. La scelta dipende dal tipo di sfruttamento previsto e dalle condizioni pedoclimatiche. Un’altra possibilità è procedere con l’inerbimento diretto, utilizzando la tecnica del «fieno da semente» o la raccolta diretta dei semi da superfici prative vicine e caratterizzate da condizioni simili a quelle della superficie da ripristinare (www.regioflora.ch/it/inerbimento-diretto/). Se si sceglie questa via, è essenziale che il prato fonte sia un prato grasso, visto che le foraggere dovranno adattarsi a un’area, il cui suolo è ricco di nutrienti. Se non si semina, la cotica erbosa si ricostituisce più lentamente, facendo aumentare il rischio di ritorno dei romici. Bisogna seminare il più preocemente possibile (immediatamente dopo la scomparsa della neve), per sfruttare al meglio l’umidità invernale e il corto periodo di vegetazione. Esiste anche la possibilità di effettuare una cosiddetta semina dormiente alla fine del periodo vegetativo. In questo modo i semi trascorrono l’inverno sul terreno e, in primavera, possono germinare tempestivamente. Questa soluzione è riservata alle quote superiori a 1'400 m s.l.m. e alle aree ben innevate, in modo da essere certi che la semente non germini prima della primavera successiva. L’idrosemina non è necessaria.